29/03/2024 GORIZIA – 4 anni e 3 mesi di condanna più altri tre mesi di arresto per omicidio colposo per la morte di Stefano Borghes, il ragazzino di 13 anni caduto in fondo al pozzo del parco Coronini Cronberg, a Gorizia, il 22 luglio del 2020. La richiesta è stata formalizzata dalla pm Ilaria Iozzi per il sindaco del capoluogo isontino Rodolfo Ziberna in qualità di presidente della Fondazione Coronini Cronberg più altre 5 persone del Curatorio || 4 anni e 3 mesi di reclusione con l’accusa di omicidio colposo: questa la richiesta del pubblico ministero Ilaria Lozzi nel processo a carico del sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna quale presidente di diritto della Fondazione Coronini e i 5 componenti del Curatorio dello stesso ente. I fatti sono relativi alla morte del 13enne Stefano Borghes, fatalmente precipitato nel pozzo del parco di Villa Coronini il 22 luglio del 2020. Oltre a Ziberna la richiesta del pm coinvolge l’ex direttore della Biblioteca Statale Isontina Marco Menato, l’ex assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli, il direttore del Servizio Ricerca, musei e archivi storici dell’Erpac Raffaella Sgubin, il commercialista Maurizio Boaro e il componente cooptato supplente Bruno Pascoli.Il tredicenne era precipitato nel pozzo di viale 20 Settembre nel corso di una gara di orienteering organizzata nell’ambito del centro estivo “Estate tutti insieme” organizzato dal Coordinamento delle parrocchie di Gorizia. Salito sul pozzo il giovane è precipitato a causa di un gancio mal posizionato che non ha permesso alla copertura di reggere il suo peso.Il pubblico ministero ha ricordato la precarietà della struttura e quella della copertura del pozzo, rivelatosi in seguito un pericolo non visibile, poi ha aggiunto che il parco è sempre stato aperto al pubblico pur essendo un luogo di lavoro. La posizione di garanzia del datore di lavoro si estendeva quindi anche ai visitatori e al pozzo. Secondo la pm, dunque, «non sarebbe cambiato nulla»: «Nessuno avrebbe messo in sicurezza il pozzo nelle 48 ore precedenti l’incidente e nessuno avrebbe sorvegliato i ragazzi o il pozzo impedendo a Stefano di avvicinarsi». Sul fatto che nel documento di valutazione dei rischi il pozzo non fosse stato menzionato, né contemplato, il pm ha ricordato che il coinvolgimento, la partecipazione, la collaborazione e l’approvazione da parte del datore di lavoro sono sostanziali e che dunque questi elementi «pesano come macigni» pe (Servizio di Bernardo Gulotta)


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