17/10/2025 TRIESTE – Il furto alla Metfer riaccende l’attenzione sul traffico di rame: bande organizzate dall’Est Europa colpiscono di notte per alimentare un mercato nero difficile da tracciare. || Nella zona industriale di Trieste l’azienda Metfer è rimasta vittima lo scorso fine settimana di un furto di rame che rappresenta un grosso danno per l’impresa e un segnale di un pericolo in agguato per quanto riguarda il settore. In poche notti, circa una tonnellata di rame e altri metalli sono spariti dalla sede dell’azienda in località San Dorligo della Valle-Dolina, lasciando dietro di sé il danno economico, il furto di ulteriori utensili e un senso di vulnerabilità. Episodi come questo, a differenza di quanto accade in altre aree del Nord Italia, restano tuttavia isolati: il fenomeno a Trieste è raro, ma quando si manifesta mostra tutta la sua complessità.Le bande che compiono questi furti non sono improvvisate. Provengono in gran parte dall’Est Europa e operano con una pianificazione meticolosa: scelgono aziende, edifici abbandonati e, in altre regioni, persino ferrovie e infrastrutture, agendo di notte per ridurre il rischio di essere sorpresi. Il rame “standard” oggi ha un valore che oscilla attorno ai 9200€ a tonnellata.Le bande specializzate sottraggono rame da aziende, cantieri e infrastrutture, trasportandolo poi in centri di raccolta illegali o miscelandolo con partite regolari di rottami metallici. Il rame viene fuso, quasi sempre in impianti non autorizzati, spesso situati in aree periferiche o in paesi con normative ambientali più deboli. Questo processo può comportare anche rischi per la salute e l’ambiente, come evidenziato in studi su aree di riciclo non regolamentate. Una volta fuso il metallo viene poi venduto sul mercato, spesso senza tracciabilità, rendendo difficile risalire alla sua origine e favorendo il riciclaggio illecito.Le indagini risultano complesse: i predatori colpiscono rapidamente e scompaiono all’estero prima che le forze dell’ordine possano intervenire. Per questo la prevenzione resta il principale strumento di difesa. Telecamere collegate al pronto intervento, illuminazione dei perimetri e sistemi comunali di lettura tar (Servizio di Bernardo Gulotta)
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