22/01/2022 TRIESTE – Il procuratore capo Antonio De Nicolo ha fatto oggi il punto sulle indagini del caso Resinovich, sottolineando l’importanza degli accertamenti sui quali basare le dichiarazioni degli investigatori. Intanto i sacchi neri nei quali è stato trovato il corpo della donna non riporterebbero tracce riconducibili a un’altra persona. || La stoccata ai “tuttologi” ed esperti di crimini arriva dal procuratore capo Antonio De Nicolo che, a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, commenta i recenti fatti di cronaca che hanno funestato la città nell’ultimo mese e mezzo. In particolare l’unico giallo ancora irrisolto, la scomparsa e la morte di Liliana Resinovich. L’elemento emerso oggi riguarda i sacchi neri nei quali è stato trovato il corpo della 63enne triestina : al loro interno non ci sarebbero impronte riconducibili a un’altra persona. Rimarrebbero in piedi dunque l’ipotesi del suicidio e quella dell’assassino che però avrebbe indossato i guanti per porre il cadavere nei sacchi. Dopo il ritrovamento del cadavere della donna nel parco di San Giovanni lo scorso 5 gennaio, le indagini sembravano a un passo dalla svolta: ma evidentemente altri accertamenti sono necessari per far luce sul caso che sta tenendo non solo Trieste ma un po’ tutta Italia con il fiato sospeso. “Gli accertamenti tecnici dovrebbero essere come sempre la regola prima di parlare. Gli investigatori devono avere la pazienza di far bene il loro lavoro e di esercitare il dovere del silenzio. Quando avremo i dati tecnici disponibili, dopo esserci fatti noi le idee chiare, sicuramente parleremo”. – Intervistati ANTONIO DE NICOLO (PROCURATORE CAPO TRIESTE) (Servizio di Laura Buccarella)


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