21/02/2022 – L’Allianz Pallacanestro Trieste ha dovuto guardare da casa le partite delle Final Eight dopo l’eliminazione al primo turno. Un torneo che ha visto mettersi in luce la squadra di Tortona, che aveva eliminato Trieste, la quale si è dovuta arrendere solo alla fine contro Milano. L’analisi della situazione nel servizio || Alla fine è stata proprio la matricola terribile Tortona la favola più bella delle Final Eight di Coppa Italia. Dopo aver mandato a casa Trieste – e battuto con il medesimo punteggio i campioni d’Italia della Virtus Bologna – ha impegnato per tre quarti di gioco pure la corazzata Milano, che ha vinto sulla distanza grazie a una difesa da urlo, marchio di fabbrica della terza forza dell’Eurolega. Tutto questo ridimensiona la sconfitta dell’Allianz nel quarto di finale? Al netto degli onori alla Bertram, no. Si badi bene: nessuno chiedeva alla squadra di Ciani la Coppa, ma un combattimento cestistico di 40 minuti certamente sì. Questa la principale critica al match di giovedì: dopo un primo quarto di qualità, di fronte ai parziali di JP Macura e dell’ex Sanders, non si è visto lo spirito guerriero di chi, pur potendo sbagliare in attacco, si danna l’anima su ogni possesso. Portare a casa “una bella figura”, “una medaglia al merito” non era affatto inutile specie in un momento chiave per il futuro della società. Archiviata l’amarezza, vanno rimarcate le positività: in primis quella che porta al giocatore con più incognite sul proprio profilo: Sagaba Konate. Proprio il lungo maliano – che quando ci sta con tutti i neuroni fa paura a chiunque – ha dimostrato di essere cresciuto sul fronte della continuità, di poter essere della partita – in difesa e in attacco – non solo nel canonico primo quarto. Un punto chiave su cui lavorare che, in combinata con il diesel Delia e il produttivo Grazulis (tra i pochi a salvarsi a Pesaro), conferma come sotto le plance si possa accennare comunque un sorriso. Occhio pure al rientro di Lever, che tornerà al lavoro aerobico tra una decina di giorni.Sul fronte esterni, invece, al netto di un Banks sempre più uomo chiave quando il pallone scotta dopo l’addio a Fernandez (con Tortona, però, è scomparso anche lui, salvo riapparire a partita chiusa) c’è un gran lavoro da fare. Né Davis JR, né ancor di meno Alexander sono dei playmaker nel s (Servizio di Marco Stabile)


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